Definito O Rei, ovvero il Re, Pelè è universalmente considerato uno dei migliori calciatori di tutti i tempi.
E’ stato l’unico calciatore al mondo a ricevere un Pallone D’Oro Onorario, a vincere tre edizioni del Mondiale di Calcio e ad essere considerato il calciatore del secolo secondo la FIFA.
Riviviamo la sua incredibile carriera attraverso i momenti più iconici:
Pelè debuttò nella Nazionale Brasiliana nel 1957, tre mesi prima del suo diciassettesimo compleanno contro l’Argentina. Il giovanissimo calciatore segnò il suo primo goal in nazionale proprio in quell’occasione.
Dopo l’eccezionale debutto, ovviamente Pelè venne convocato per il Mondiale del 1958 a soli diciassette anni!
Realizzò il primo gol ai Mondiali contro il Galles il 19 giugno 1958, rete che determinò l’1-0 finale consentendo al Brasile di qualificarsi alle semifinali. In semifinale contro la Francia il 24 giugno Pelé segnò una tripletta che determinò il 5-2 finale. Grazie a queste reti diventò il più giovane marcatore nella storia della Coppa del Mondo (17 anni e 239 giorni) e anche il più giovane a realizzare tre gol (17 anni e 244 giorni).
Il 29 giugno 1958 Pelé scese in campo allo stadio Råsunda nella finale contro i padroni di casa della Svezia e a 17 anni e 249 giorni fu il più giovane calciatore a giocare una finale di Coppa del Mondo. La Seleção sconfisse la Svezia per 5-2 aggiudicandosi il suo primo titolo mondiale, anche grazie a due reti di O Rei.
Prima della Coppa Rimet del 1958 la maglia numero 10, ovvero la più ambita, quella che sarà di Maradona, Messi, Del Piero, Totti non era che un numero. Finché in Svezia non finì sulle spalle della “Perla nera”, per una pura dimenticanza! La lista dei convocati inviata alla Fifa dalla dirigenza della Selecao era, infatti, priva di numeri, così vennero assegnati a caso: a Gilmar (portiere) il 3, a Didì (attaccante) il 6, al ragazzino Pelè la 10. E il resto è storia.
“Fino al allora giocare con la dieci era giocare con la dieci. Due ore dopo, alla fine della prima partita di Pelé con la maglia verdeoro, giocare con la dieci sarà giocare CON la dieci! E ancora oggi il dieci è il numero del calcio. (Federico Buffa racconta Storie Mondiali)”
Nel Mondiale del 1962 Pelè non brilla come nella precedente competizione, ma il Brasile porta comunque a casa il titolo segnando sicuramente un traguardo importante nella carriera del campione.
1970. Dopo una grande partita tra Brasile ed Inghilterra, Pelè e il capitano inglese Bobby Moore si scambiano le maglie come un segno di rispetto reciproco durante la Coppa del Mondo caratterizzata da episodi di razzismo. L’immagine è tuttora un simbolo della vera sportività. Pelè definirà Moore come “il miglior difensore contro cui abbia mai giocato, e un gentiluomo d’onore”
Nell’edizione del 1970, il Brasile vinse proprio contro l’Italia.
Burgnich, difensore italiano che ebbe il compito di marcare O Rei in finale, dopo la partita dichiarò: “Prima della partita mi ripetevo che era di carne ed ossa come chiunque, ma sbagliavo”
Nel 1975 Pelè lasciò il Brasile per andare a giocare in America al Cosmos. Con il club newyorkese riuscì a vincere il campionato nordamericano di calcio nel 1977.
Al termine di quella stagione appese definitivamente le scarpette al chiodo, chiudendo la carriera il 1° ottobre del 1977 al Giants Stadium di New York con una amichevole tra Cosmos e Santos, al termine della quale fu sollevato in trionfo dai compagni di squadra.
John Huston, il regista, prima delle riprese spiegò a Pelé che potrà fare tutti i tentativi che vorrà perché: “Abbiamo chilometri e chilometri di pellicola..”
“Tranquillo, a me ne bastano solo un paio di metri. Mi serve il pallone giusto e al primo tentativo la metto esattamente dove vuoi che vada” fu la risposta di Pelé.
In soli 9 secondi, Pelè realizzò la rovesciata più famosa del cinema al primo colpo e fu buona la prima.
Pare che durante le riprese, con un tiro di “prova” Pelè ruppe – senza volerlo, ovviamente – un dito della mano a Stallone, portiere nel match contro i militari nazisti.
Tra i tanti premi, Pelè non vinse mai il Pallone d’Oro se non quello onorifico nel 2014.
Questo perché il Pallone d’Oro, dalla sua creazione fino al 1995, era riservato esclusivamente a calciatori europei ragion per cui O Rey (ma anche Maradona) non vinse mai il premio durante la sua carriera.
“Spero che quando andrò in cielo Dio mi riceva nella stessa maniera in cui tanta gente mi riceve qui in terra, per via del nostro amato calcio”.