Tra i sopravvissuti al naufragio del Titanic, uno in particolare divenne celebre per la sua rocambolesca fuga dalla morte.
Si tratta di Charles Joughin, imbarcato come capo panettiere sul transatlantico.
In seguito all’impatto con l’iceberg, Charles si premurò di coordinare la squadre di panettieri per la distribuzione del pane e, successivamente, l’imbarco delle donne sulle scialuppe, rifiutando un posto sulla lancia a lui destinato, poiché vi erano già diversi uomini a bordo e “avrebbe dato un cattivo esempio se si fosse salvato”.
Non del tutto soddisfatto del suo contributo, iniziò a lanciare in mare una cinquantina di sedie per permettere ai naufraghi di aggrapparsi a qualcosa in mezzo all’oceano.
Tutte le sue gesta vennero intervallate da abbondanti sorsate di whisky tanto che, quando infine fu anch’egli immerso nelle gelide acque dell’Atlantico, ultimo superstite a lasciare la nave, era quasi completamente ubriaco.
Da sua stessa testimonianza, riuscì a non bagnarsi i capelli grazie al salvagente e nuotò circa due ore prima di imbattersi nella zattera pieghevole B, rovesciata. Non c’era posto per lui sull’imbarcazione, che conteneva già una ventina di persone, e fu così costretto a rimanere in acqua. Il cuoco Isaac Maynard, che riconobbe il collega, gli tenne la mano.
Quando la zattera venne infine soccorsa, Joughin era vivo e, diceva, non aveva sofferto nemmeno troppo il freddo.
Morirà molti anni più tardi, nel 1956.
In foto, la zattera pieghevole B trovata dal CS Mackay-Bennett.