Anche i film più impensabili a volte nascono da storie realmente accadute. Un esempio? Annabelle, la bambola assassina. Non ci credete? Leggete questa storia.
Annabelle al momento riposa nel museo dell’occulto dei Warren a Monroe ed è molto diversa dalla sua controparte cinematografica: si tratta infatti di una semplice bambola di pezza con sembianze completamente innocenti e tratti infantili e semplificati. Dimenticate quindi la bambola in ceramica dai tratti marcati e dal sorriso inquietante.
La bambola originale appartiene ad una studentessa di infermieristica di nome Donna. È stata la madre di Donna a regalarle la bambola nel 1970 in occasione dei 28 anni della figlia. L’insolito regalo viene da un negozio di bambole usate, ma a parte questa particolarità sembra un normale giocattolo di pezza.
Donna non può che apprezzare il pensiero della madre e sistema la bambola sul proprio letto come ornamento. Dopo alcuni giorni però, Angie, la compagna di stanza di Donna, inizia a notare che la bambola è “strana”. Annabelle, che ancora non possiede questo nome, sembra infatti in grado di muoversi. I suoi cambi di posizione in un primo momento sono quasi impercettibili, come piccoli spostamenti della testa o delle gambe, ma col passare dei giorni i movimenti della bambola diventano più evidenti: la bambola inizia ad accavallare le gambe, si gira sulla pancia anziché sul dorso ed arriva persino a cambiare stanza. Donna ha infatti iniziato a lasciare il pupazzo sul divano prima di uscire, ma al suo rientro la trova nuovamente in camera sul suo letto.
Dopo circa un mese durante il quale Annabelle sembra muoversi liberamente per la casa, le due studentesse trovano dei messaggi a matita su biglietti di carta pergamena con la scritta “Help Us” ed “Help Lou”. La scrittura è simile a quella di un bambino, ma il dettaglio incredibile è la tipologia di carta sulla quale vengono scritti i messaggi. Nessuna delle due ragazze ha infatti della pergamena.
All’inizio le due coinquiline sono divertite dalla stranezza della bambola, ma una sera, ritrovando nuovamente il pupazzo nella camera da letto senza un’apparente spiegazione logica, le notano del liquido rossastro simile a sangue sulle mani.
A quel punto le giovani sono spaventate e decidono di rivolgersi a un Medium che fa per primo il nome di Annabelle, una bambina di 7 anni ritrovata morta in quella zona molti anni prima. Secondo il medium lo spirito della piccola Annabelle si è rifugiato nella bambola, ma non pare avere cattive intenzioni, anzi! Si trova bene con le due ragazze e desidera continuare a vivere con loro per essere amata. Le due studentesse, impietosite dalla storia, decidono di non lasciare sola la piccola, dando il loro permesso allo spirito di rimanere nella bambola.
Tutto è bene quel che finisce bene, se non fosse che la bambola non è realmente posseduta dallo spirito di una bambina.
Un amico delle due giovani di nome Lou, che aveva più volte suggerito a Donna di sbarazzarsi della bambola, viene infatti aggredito dalla stessa Annabelle mentre si trova a casa delle studentesse. Inizialmente crede si tratti solo di un incubo, ma un giorno si ritrova “sette distinti segni di artigli” sul petto che bruciano come un’ustione. Nonostante i tagli profondi, in soli due giorni le ferite guariscono completamente.
Entrano quindi in gioco i coniugi Warren, esorcisti, che concludono che la bambola sia infestata da uno spirito maligno. Secondo i Warren la bambola sta solo aspettando di rinforzarsi per poi prendere possesso del corpo di una delle due ragazze. A quel punto non rimane che lanciare un esorcismo alla casa e alla bambola. I Warren si portano poi via la bambola che però continua la sua serie di strani comportamenti provocando ad esempio incidenti a chi ne disprezza l’aspetto o le capacità o continuando a spostarsi per la casa. I fenomeni paranormali si fermano quando i coniugi Warren rinchiudono Annabelle in una teca espositiva nel loro museo dell’Occulto.
Nel corso degli anni, tra film e musei, la bambola ha fatturato centinaia di migliaia di dollari sconfiggendo la paura legata al suo nome o forse rivelando la falsa natura della sua storia. Chissà.