Intorno al 1920, dopo la scomparsa dello zar Nicola II e della sua famiglia, nasce la leggenda romantica, supportata dal comunicato ufficiale bolscevico che faceva riferimento alla sola morte dello zar, senza menzionare il resto della famiglia, secondo la quale la principessa Anastasia fosse sopravvissuta e fosse nascosta da qualche parte in Europa.
Ed ecco che nel febbraio del 1920 ha inizio la nostra storia. Una giovane donna viene infatti ricoverata in un ospedale psichiatrico in seguito a un tentativo di suicidio e li, dopo alcuni giorni di mutismo, afferma di essere Anastasia, figlia dello zar.
La ragazza, che chiamerà sé stessa Anna Anderson, tuttavia non convince la zia materna, la zia paterna e nemmeno l’insegnante di francese dei rampolli reali russi. Inoltre non parla assolutamente russo anche se si cerca di spiegare la cosa come una conseguenza dello shock subito durante la prigionia.
Nonostante i detrattori, è innegabile che Anna abbia molte caratteristiche fisico anatomiche in comune con Anastasia tra le quali spicca una particolare malformazione al piede. Vengono analizzate le calligrafie di Anna e Anastasia giungendo alla conclusione che si tratti della stessa persona. Inoltre Anna conosce particolari e dettagli della corte russa e dei suoi parenti che nessuno oltre alla vera Anastasia poteva conoscere, senza contare l’assoluta precisione con cui descrive le condizioni di vita della famiglia imperiale durante la reclusione e la strage con cui vennero uccisi i suoi famigliari. A questo va aggiunto che alcune persone vicine alla casa reale riconoscono in Anna la giovane Anastasia.
Queste argomentazioni vengono però ritenute non valide dai detrattori in quanto i riconoscimenti da parte di parenti e conoscenti possono essere influenzati dal desiderio che questi avevano di ritrovare viva la loro amata Anastasia, le somiglianze fisiche possono essere comuni anche a più donne e la conoscenza della vita di corte è spiegata in dettaglio in molti libri e potrebbe essere stata semplicemente imparata dalla Anderson.
Nel luglio 1991, vengono riesumati, nei pressi di Ekaterinburg, i corpi di nove persone, tra cui lo zar, la zarina e tre dei loro cinque figli. La mancanza di due corpi, presumibilmente proprio quelli della granduchessa Anastasia o della granduchessa Maria e dello zarevič Alessio, riapre la discussione sull’identità di Anna Anderson.
La storia si conclude solo nel 1994 con la pubblicazione dei risultati degli esami del DNA: Anna Anderson non è in alcun modo imparentata con la famiglia dello zar, ma molto più realisticamente è una certa Franziska Schanzkowski, una malata di mente di origine polacca scomparsa da un ospedale psichiatrico di Berlino nel 1919.
Nell’agosto 2007 si ritrovano infine i resti dei due corpi mancanti chiudendo definitivamente la storia di Anna Anderson.