24 aprile 1915. Ha inizio il genocidio del popolo armeno
L’espressione genocidio armeno si riferisce a due eventi distinti ma legati fra loro: il primo è relativo alla campagna contro gli armeni condotta dal sultano ottomano negli anni 1894; il secondo è collegato alla deportazione ed eliminazione di armeni negli anni1915. Il termine “genocidio” è associato soprattutto al secondo episodio, che viene commemorato appunto il 24 aprile.
Nel periodo precedente la prima guerra mondiale, nell’impero ottomano si era affermato il governo dei «Giovani Turchi» che avevano paura che gli armeni potessero allearsi con i russi, di cui erano nemici.
Già nel 1909 registrò uno sterminio di almeno 30.000 persone nella regione della Cilicia. Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l’élite armena di Costantinopoli. L’operazione continuò l’indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al parlamento furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada.
Arresti e deportazioni furono compiuti in massima parte dai «Giovani Turchi». Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Queste marce furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell’esercito tedesco in collegamento con l’esercito turco, secondo le alleanze ancora valide tra Germania e Impero Ottomano (e oggi con la Turchia) e si possono considerare come “prova generale” ante litteram delle più note marce della morte perpetrate dai nazisti ai danni dei deportati nei propri lager durante la seconda guerra mondiale. Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall’esercito turco. Le fotografie di Armin T. Wegner sono la testimonianza di quei fatti.
Malgrado le controversie storico-politiche, un ampio ventaglio di analisti concorda nel qualificare questo accadimento come il primo genocidio moderno, e soprattutto molte fonti occidentali enfatizzano la “scientifica” programmazione delle esecuzioni.
Il governo turco rifiuta di riconoscere il genocidio ai danni degli armeni. Una legge francese punisce con il carcere la negazione del genocidio armeno. Per converso, già da tempo la magistratura turca punisce con l’arresto e la reclusione fino a tre anni il nominare in pubblico l’esistenza del genocidio degli armeni in quanto gesto anti-patriottico.