In un freddo giovedì di gennaio del 2009 il pilota Chesley Sullenberger si appresta a salire a bordo del suo Airbus A320-214 della US Airways all’aeroporto LaGuardia di New York per trasportare i 150 passeggeri a Charlotte nella Carolina del Nord.
Il volo decolla correttamente, ma in appena un paio di minuti, una formazione di oche entra in collisione con l’aeroplano, danneggiando i motori a tal punto da interrompere il loro funzionamento.
Mentre l’aereo perde quota, Sullenberger si rende conto di non avere modo di portare il mezzo su una pista per un atterraggio di emergenza, mentre a 500 m di altitudine si avvicinano sempre di più i grattacieli e le strade di New York. Consapevole del poco tempo a disposizione, Sullenberger dichiara quindi al controllore di volo un atterraggio nell’Hudson.
Con una manovra magistrale, alle 15:31, a circa sei minuti dal decollo, l’Airbus della US Airways termina il proprio volo a motori spenti nel fiume. Anche se l’atterraggio è riuscito, i passeggeri e l’equipaggio non sono però fuori pericolo: Sullenberger ordina di utilizzare uno degli scivoli di emergenza come canotto, mentre altri passeggeri vengono dirottati sulle ali in attesa di soccorsi.
Sullenberger è l’ultimo a lasciare l’aeroplano, dopo aver verificato personalmente che tutti i 150 passeggeri e i 4 membri dell’equipaggio, infreddoliti, ma salvi, fossero effettivamente fuori dall’aereo.