Grazie al capolavoro di James Cameron conosciamo molti dei protagonisti della tragedia del Titanic, ma vediamo com’era il loro vero aspetto e scopriamo qualcosa di più sulla loro storia.
Sicuramente uno dei più tristemente celebri è il capitano del Titanic Edward Smith.
È certo che il comandante Smith sia deceduto all’età di 62 anni nel naufragio, ma non è mai stato chiarito esattamente in che modo poiché il suo corpo non venne mai ritrovato. Alcuni sopravvissuti sostennero di averlo visto in acqua con un salvagente, altri affermarono di averlo visto su un ponte mentre si allagava, altri ancora dissero di aver visto Smith accompagnare un bambino a una scialuppa, sulla quale sarebbe stato poi invitato a salire. Il capitano avrebbe quindi rifiutato allontanandosi e dicendo: “Addio gente, seguirò la mia nave!”.
Thomas Andrews Jr. legò il suo nome al Titanic in quanto si occupò dei piani per la costruzione della celebre nave. Proprio come mostrato nel film, Thomas scelse di morire con la sua nave, ma solo dopo essersi adoperato per aiutare e avvisare quanti più passeggeri possibile.
L’ultima persona che lo vide fu il cameriere John Stewart, alle 02:10 del 15 aprile, dieci minuti prima che la nave affondasse del tutto, nella sala fumatori di prima classe. Andrews aveva lo sguardo perso ed osservava il quadro Il porto di Plymouth (Approach to the New World) di Norman Wilkinson, situato sulla cappa del camino. Il suo corpo non venne mai ritrovato.
Una delle scene più tragiche? Probabilmente quella in cui marito e moglie attendo la fine abbracciati a letto. La scena è romanzata, ma tratta da un vero episodio.
Isidor Straus era il cofondatore di Macy’s e sua moglie era Ida Straus. Quando il comandante diede l’ordine di far imbarcare donne e bambini sulle scialuppe di salvataggio, Ida si rifiutò di abbandonare il marito e, come testimoniato dal superstite Archibald Gracie IV, lasciò il suo posto regalando la sua pelliccia alla cameriera Ellen Bird poco prima che questa s’imbarcasse sulla lancia di salvataggio n° 8.
Secondo le testimonianze, Ida avrebbe detto: “Non voglio separarmi da mio marito. Come abbiamo vissuto insieme, così moriremo, insieme”.
I coniugi Straus, abbracciati, furono visti per l’ultima volta sul ponte lance.
Tra le centinaia di persone imbarcate sul Titanic, vi fu una coppia che anni dopo sarà da ispirazione alla storia d’amore di Rose e Jack nel film di James Cameron.
Lei si chiamava Kate Phillips ed era una commessa di 19 anni, mentre lui era Henry Morley, 47 anni, ed è il proprietario del negozio dove lavora Kate.
I due si innamorarono follemente, nonostante la differenza di età e nonostante il precedente matrimonio di lui, da cui aveva avuto anche una famiglia, e decisero di fuggire lasciando tutto.
Salirono sul Titanic con dei nomi falsi e, durante la navigazione, lui le regalò una splendida collana con un piccolo zaffiro, come pegno d’amore. Il gioiello non aveva le dimensioni del Cuore dell’Oceano, ma è a quello che James Cameron si ispirerà.
Henry morì nel naufragio, mentre Kate si salvò e nove mesi più tardi diede alla luce la bambina della fotografia.
Tra i protagonisti del film spicca ovviamente la figura di Molly Brown, aiutante dei due protagonisti, ma forse non tutti sanno che la donna ebbe un ruolo di rilievo anche nella realtà.
Molly dedicò tutta la sua vita ad aiutare gli altri e non si risparmiò nemmeno durante il naufragio: salita a bordo della scialuppa numero 6, minacciò con un remo il timoniere e prese il controllo della barca, portandola fuori dal pericoloso vortice causato dall’inabissamento della nave. Anche a bordo del Carpathia Molly si rivelò fondamentale. La sua conoscenza di ben tre lingue permise di comunicare con i superstiti e di stilarne un elenco. Il suo patrimonio venne poi messo a disposizione di un fondo da lei istituito per aiutare i sopravvissuti alla tragedia.
Nonostante il suo ruolo chiave, a Molly, in quanto donna, non venne permesso di testimoniare davanti alla Commissione d’Inchiesta.
Tra i sopravvissuti al naufragio del Titanic, uno in particolare divenne celebre per la sua rocambolesca fuga dalla morte.
Si tratta di Charles Joughin, imbarcato come capo panettiere sul transatlantico.
In seguito all’impatto con l’iceberg, Charles si premurò di coordinare la squadre di panettieri per la distribuzione del pane e, successivamente, l’imbarco delle donne sulle scialuppe, rifiutando un posto sulla lancia a lui destinato, poiché vi erano già diversi uomini a bordo e “avrebbe dato un cattivo esempio se si fosse salvato”.
Non del tutto soddisfatto del suo contributo, iniziò a lanciare in mare una cinquantina di sedie per permettere ai naufraghi di aggrapparsi a qualcosa in mezzo all’oceano.
Tutte le sue gesta vennero intervallate da abbondanti sorsate di whisky tanto che, quando infine fu anch’egli immerso nelle gelide acque dell’Atlantico, ultimo superstite a lasciare la nave, era quasi completamente ubriaco.
Da sua stessa testimonianza, riuscì a non bagnarsi i capelli grazie al salvagente e nuotò circa due ore prima di imbattersi nella zattera pieghevole B, rovesciata. Non c’era posto per lui sull’imbarcazione, che conteneva già una ventina di persone, e fu così costretto a rimanere in acqua. Il cuoco Isaac Maynard, che riconobbe il collega, gli tenne la mano.
Quando la zattera venne infine soccorsa, Joughin era vivo e, diceva, non aveva sofferto nemmeno troppo il freddo.
Morirà molti anni più tardi, nel 1956.
James Cameron rese omaggio a questo fortunato sopravvissuto nel personaggio che beve di fianco a Jack e Rose durante il naufragio quando la poppa sta per inabissarsi definitivamente.
In foto, la zattera pieghevole B trovata dal CS Mackay-Bennett.
Avete presente nel film Titanic la scena straziante dell’orchestra che decide di suonare fino alla fine?
Nonostante sembri una trovata puramente cinematografica, l’orchestra di 8 persone guidata da Wallace Hartley, continuò realmente a suonare sul ponte anteriore fino al momento del naufragio.
Quello che rimane un mistero è l’ultima canzone suonata: secondo la maggior parte delle testimonianze la melodia finale fu l’inno cristiano “Nearer, My God, To Thee” (Più vicino a te, mio Dio). Con la loro musica, questi otto musicisti cercano di contenere il panico infondendo a modo loro una sensazione di sicurezza durante la tragedia.
«In generale non amo la musica jazz, ma sono stato felice di sentirla quella notte. Penso che ci sia stata d’aiuto»
Tra i personaggi di rilievo, il colonnello John Jacob Astor IV e la moglie diciottenne Madeleine. Il colonello era uno degli uomini più ricchi del mondo e sicuramente il più ricco a bordo del Titanic. Al momento della sua morte, avvenuta proprio durante il naufragio, il suo patrimonio si aggirava sugli 87.000.000 di dollari (ovvero circa 2.4 miliardi di dollari attuali). Il suo corpo sfigurato fu ripescato il 22 aprile e identificato grazie alle iniziali J.J.A. sotto il colletto della camicia. La giovane Madeleine invece riuscì ad imbarcarsi su una scialuppa e dopo quattro mesi diede alla luce il loro figlio. I due sono interpretati da Eric Braeden e Charlotte Chatton e sono la coppia che viene presentata a Jack durante la cena nel salone.
Avete presente all’interno della pellicola di Cameron, l’uomo che si pavoneggia chiedendo al capitano di aumentare la velocità del Titanic?
Si trattava di niente meno che di Joseph Bruce Ismay, amministratore delegato della compagnia White Star Line e colui che decise di nominare la nave Titanic.
Non sono completamente chiari i suoi movimenti durante la notte del naufragio, ma quel che è certo è che l’uomo abbandonò la nave mentre donne e bambini erano ancora a bordo, venendo poi accusato per tutta la vita di essere “Uno dei più grandi codardi della storia”.
Personaggio molto positivo sia nel film che nella realtà, il maggiore Archibald Gracie IV è l’uomo baffuto che scorta Rose a cercare altre scialuppe di salvataggio.
Anche nella vera dinamica del naufragio Archibald non trovò pace senza aver cercato di offrire il suo aiuto a quante più persone possibili, aiutando a calare le scialuppe e scortando realmente alcune donne alla ricerca di una lancia. Una volta in acqua, riuscì a salvarsi salendo sulla scialuppa pieghevole B pur rimanendo con le ginocchia in acqua. Al momento del soccorso, ero in grave stato di ipotermia.
Benjamin Guggenheim fu una delle oltre 1 500 vittime del naufragio e passò alla storia per il suo atteggiamento in tale occasione, ripreso in tutta la filmografia inerente al disastro. L’affarista statunitense, infatti, quando seppe che la nave era ormai perduta, non volle indossare il giubbetto di salvataggio, ma, come riportato da alcuni testimoni, disse: «Ho indossato il mio abito migliore e sono pronto ad affondare come un gentiluomo» e morì da vero gentleman, lasciando posto a donne e bambini sulle scialuppe e attendendo la fine.
Se non fosse stato per il quinto ufficiale Harold Lowe, Rose non si sarebbe salavata. Cameron lo identifica come l’unico ufficiale disposto a tornare indietro per cercare qualche superstite come effettivamente accadde.
Lowe infatti tornò sul luogo del naufragio con la sua lancia di salvataggio senza preoccuparsi di un eventuale assalto alla barca da parte dei naufraghi, con conseguente capovolgimento. Quando arrivò, tuttavia, i naufraghi in acqua erano ormai quasi tutti morti di ipotermia: Lowe riuscì a raccogliere vivi solo quattro uomini, uno dei quali morì nella notte.
Degna di nota anche la storia di Eva Hart, una delle bambine sopravvissute al naufragio. La piccola, di 7 anni, si imbarcò con il padre e la madre, che era terrorizzata dal viaggio: la donna infatti credeva che qualcosa di terribile sarebbe successo al Titanic proprio di notte. Pensava che dichiarare la nave inaffondabile fosse come “volare davanti alla faccia di Dio” e per questa ragione rimaneva sempre vestita e si rifiutava di dormire la notte, riposando invece di giorno.
Quando la nave colpì l’iceberg, la bambina venne accompagnata dal padre alle scialuppe, dove la lasciò in compagnia della madre raccomandandosi di:”tenere la mano della mamma e di fare la brava bambina”. Fu l’ultima volta che Eva vide suo padre.
Eva fu una degli ultimi sopravvissuti del Titanic e fornì una testimonianza preziosissima all’epoca: al contrario di molti bambini che si addormentarono, lei rimase infatti sveglia tutta la notte riuscendo a vedere il Titanic che si spezzava in due tronconi, tesi poi confermata solo nel 1985 dopo il ritrovamento del relitto. Affermò anche di aver visto il Californian a poche miglia dal Titanic, nave tristemente nota per non aver prestato soccorso ai naufraghi pur trovandosi vicino al punto di affondamento.
Primo ufficiale di coperta, William McMaster Murdoch fu colui che tentò di evitare la collisione ordinando di mettere tutto il timone a sinistra e, probabilmente, di fermare ed invertire i motori. Dopo l’impatto, a Murdoch venne assegnato il compito di far evacuare i passeggeri, supervisionando l’imbarco sulle lance di salvataggio del lato di dritta della nave. L’ordine del capitano Smith di caricare sulle scialuppe prima donne e bambini fu inteso in maniera differente dagli ufficiali: Murdoch consentì di salire anche agli uomini sulle lance con ancora spazio disponibile, mentre Lightoller e gli altri ufficiali incaricati del lato di sinistra del transatlantico negarono l’imbarco a tutti gli uomini, calando di fatto le scialuppe non a pieno carico.
Nonostante almeno i due terzo dei sopravvissuti riuscì a salvarsi quasi certamente grazie a Murdoch, Cameron lo rappresenta come un personaggio negativo che spara sulla folla, uccidendo per sbaglio e quindi suicidandosi per il rimorso.
Cameron e la produzione si scusarono in seguito con la famiglia di Murdoch pur sottolineando che le testimonianze riportavano davvero episodi di spari sulla folla.
Al contrario di Murdoch, Charles Lightoller fraintese l’ordine del capitano e negò un posto sulle scialuppe a tutti gli uomini, condannandoli e calando le barche mezze vuote.
Solo negli ultimi istanti prima dell’inabissamento, Lightoller lasciò il suo ruolo e si tuffò in acqua: corse il rischio di venire risucchiato dentro un fumaiolo ma fu spinto via da un getto d’aria calda. In seguito vide la chiglia di una lancia capovolta e si avvinghiò ad essa, trovandovi rifugio insieme a una trentina di altri naufraghi. Questi ultimi poterono salvarsi proprio grazie a Lightoller, che li fece disporre in piedi su due file, in modo tale da tenersi in equilibrio sul fondo della scialuppa, evitando che affondasse. Lightoller fu l’ultimo ad imbarcarsi a bordo della nave Carpathia, arrivata in soccorso.