Era il 1991 e la crisi in Medio Oriente e la Guerra del Golfo, conclusa da appena un mese, erano al centro del dibattito mondiale. Quando in Kuwait i soldati iracheni incendiarono oltre 600 pozzi di petrolio per ostacolare l’avanzata della coalizione militare guidata dagli statunitensi, Sebastiao Salgado fu tra i primi fotografi a intuire la reale gravità della situazione e iniziò a fotografare il paesaggio infernale che stava letteralmente bruciando davanti ai suoi occhi.
Era in corso un disastro ambientale e Salgado decise di documentarlo seguendo l’operato dei vigili del fuoco e dei tecnici specializzati chiamati da tutto il mondo per limitare i danni e arginare le perdite.