La prima guerra mondiale iniziò il 28 luglio 1914 e portò morte e devastazione per circa quattro anni. Sono celebri le battaglie e i personaggi, ma poco note le figure delle portatrici carniche, giovani e coraggiose donne, che lavorarono dietro le quinte per garantire una possibilità di sopravvivenza ai soldati italiani. La storia delle portatrici inizia il 24 maggio 1915, quando l’Italia decide di entrare in guerra, ma non si aspetta un attacco austriaco. Gli austriaci però stanno aspettando da settimane questo momento, certi della decisione che l’Italia ha creduto di prendere in segreto, e procedono ad attacare Timau, un piccolo paese della Carnia sulle Alpi. E’ su quel fronte che si inizia una strenua resistenza per fermare l’avanzata austro-ungarica.Gli uomini dopo poco sono però stremati e il comando implora aiuto alle popolazioni locali dove però sono rimasti solo donne, bambini e anziani. Sono le donne quindi a rispondere all’appello. Con una gerla di vimini sulle spalle, piena di viveri, medicine e munizioni, le portatrici scalano le montagne con il sole e con la neve, di notte e di giorno.Il ritorno non è più leggero perchè spesso le portatrici si fanno carico dei feriti e delle vittime, che seppelliscono loro stesse. E’ anche grazie a loro e al loro sforzo nelle retrovie che il fronte della Carnia non cede al nemico, ma il loro operato non è militarizzato e la storia si dimentica di queste donne e lo stato nega loro la pensione che spetta ai soldati. Solo nel 1973 saranno riconosciute per il loro valore e premiate con il cavalierato. Maria Plozner Mentil, il simbolo delle Portatrici, è l’unica donna a cui sia stata intitolata una caserma.