28 anni fa, il 16 aprile 1995, viene ucciso, a soli 12 anni un bambino pakistano: Iqbal Masih.
Ma perché uccidere un bambino? Perché Iqbal è molto di più di un ragazzino: operaio prima, sindacalista e attivista poi, è diventato un simbolo della lotta contro il lavoro infantile.
Iqbal lavora da quando aveva soli 4 anni in una fabbrica di mattoni e, per ripagare un debito familiare, è stato ceduto a un fabbricante di tappeti per soli 12 dollari. Picchiato, sgridato e incatenato al suo telaio, Iqbal lavora per più di dodici ore al giorno. Eì uno dei tanti bambini che tessono tappeti in Pakistan; le loro piccole mani sono abili e veloci, i loro salari ridicoli.
Inoltre i bambini sono più facili da controllare e troppo deboli per ribellarsi.
Nel 1992 Iqbal riesce però a uscire di nascosto dalla fabbrica e partecipa insieme ad altri bambini a una manifestazione del Bonded Labour Liberation Front (BLLF). Ritornato nella manifattura, si rifiuta di continuare a lavorare nonostante le percosse.
Il padrone del ragazzo decide di disfarsene accusandolo di aver aumentato il suo debito a causa di supposti errori di lavorazione, costringendo la famiglia di Iqbal ad abbandonare il villaggio.
Finalmente libero, Iqbal viene ospitato in un ostello dalla BLLF e ha l’occasione di ricominciare a studiare.
Dal 1993 comincia a viaggiare e a partecipare a conferenze internazionali, sensibilizzando l’opinione pubblica sui diritti negati dei bambini lavoratori pakistani contribuendo al dibattito sulla schiavitù mondiale e sui diritti internazionali dell’infanzia. E’ l’inizio della piccola rivoluzione di Iqbal, che riesce a colpire il mondo intero con la sua storia e le sue parole.
“Non ho più paura di lui – dice riferendosi al suo ex padrone – è lui che ha paura di me, di noi, della nostra ribellione. Da grande voglio diventare avvocato e lottare perché i bambini non lavorino troppo”.
Nel frattempo, sia per la pressione internazionale che per l’attivismo locale, le autorità pakistane hanno iniziato a prendere i primi provvedimenti, tra cui la chiusura di decine di fabbriche di tappeti e l’attivismo di Iqbal, con la sua potenza, è chiaramente diventato un problema.
Le testimonianze circa gli avvenimenti dell’ultima giornata della sua vita, il 16 aprile 1995 (giorno di Pasqua), sono in buona parte imprecise e contraddittorie. Iqbal è in bicicletta con due cugini quando un lavoratore agricolo, a seguito di una breve lite, esplode alcuni colpi di pistola che feriscono uno dei ragazzi e uccidono Iqbal.
Per la BLLF però non ci sono dubbi e accusa subito dell’accaduto la “mafia dei tappeti”. A distanza di tempo permangono diversi dubbi sull’accaduto e mentre i suoi assassini sono liberi, il giornalista che ne ha raccontato la storia e’ stato accusato di un grave reato: “Danneggia il commercio estero della nazione”.
A seguito della sua morte, il tema del lavoro minorile, in special modo nell’industria pakistana dei tappeti, ha ricevuto ancora maggior attenzione, rendendo Iqbal un vero e proprio simbolo di tale causa.
« Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite. »