Morta prematuramente a soli 32 anni, la scomparsa di Brittany Murphy nasconde tutt’ora un mistero ancora non chiarito a distanza di più di dieci anni e pertanto meritevole di una FASCIA DARK.Resa celebre dai suoi ruoli al cinema come in “Ragazze interrotte” o “Ragazze a Beverly Hills”, la carriera di Brittany è in piena ascesa quando viene ritrovata senza vita dalla madre il 20 dicembre 2009 nella sua villa. Il corpo dell’attrice giace nella vasca da bagno con accanto alcune tracce di vomito. La prima ipotesi, come spesso accade per i giovani attori di Hollywood morti prematuramente, è l’overdose. Vengono fatte delle analisi che però smentiscono questa teoria poiché le cause della morte sono identificate in un’anemia e in una polmonite mai curata, aggravate da una particolare muffa tossica presente nell’abitazione dell’attrice. La particolarità emersa dall’autopsia (svolta da medici privati) è però un’altra: sui capelli di Brittany sono presenti altissimi livelli di veleno e metalli pesanti che fanno diffidare della versione ufficiale del coroner in favore di un’ipotesi di omicidio per avvelenamento. Ma chi avrebbe interesse ad uccidere Brittany? Per scoprirlo, occorre tornare indietro di qualche mese, quando Brittany testimonia nel caso Julia Davis. Julia era un’impiegata del Dipartimento dell’Homeland Security come Whistleblower (ossia la figura con il compito di denunciare atti di corruzione o mala giustizia all’interno di un’organizzazione, molto spesso governativa), che aveva messo in piedi una causa legale contro l’Homeland Security che l’aveva portata ad essere vittima di rappresaglie particolarmente infide. Tutti quelli che si sono avvicinati in qualche modo a questa donna muoiono.
A Brittany vengono attribuite alcune dichiarazioni false contro la Davis, ma una volta scoperte, l’attrice non solo le smentisce, ma ne firma addirittura una in suo favore.
Da quel momento in poi la Murphy e il compagno vengono sorvegliati e seguiti ovunque arrivando anche a confidarsi con amici e parenti dello stato di sorveglianza a cui devono sottostare. E’ proprio la sua partecipazione al caso Davis che fa insospettire gli interessati al caso. Il 23 maggio 2010, a distanza di soli cinque mesi, anche il marito di Brittany, Simon Monjack, viene trovato morto in quella stessa villa di Los Angeles Il portavoce del coroner di Los Angeles afferma che l’uomo è morto per le stesse ragioni della moglie: anemia e polmonite. Né Brittany Murphy né Monjack, però, verranno mai sottoposti ad una completa autopsia forense alla ricerca di veleni. Ad oggi, il caso nasconde ancora molti punti oscuri.