C’è stato un processo, così controverso e allo stesso tempo celebre, in cui un team di eccellenze fu in grado di scagionare un uomo in apparenza condannato, entrando nella storia e per tanto riassumibile in una FASCIA DARK.
E’ il 1994 e l’ex giocatore di football O.J. Simpson è da tempo separato dalla moglie Nicole Brown, dopo una relazione violenta denunciata dalla donna. Nonostante siano passati due anni dal divorzio e nonostante O. J. sia felicemente fidanzato con un’altra ragazza, fa ancora fatica ad accettare l’allontanamento della sua ex moglie. E’ il 13 giugno dello stesso anno quando il cadavere di Nicole viene ritrovato in un lago di sangue, insieme a quello di Ronald Lyle Goldman, un giovane cameriere venticinquenne. La donna ha ricevuto 12 coltellate violentissime e presenta diverse ferite da difesa sulle mani oltre a un taglio profondissimo al collo che ha quasi reciso la testa dal corpo, mentre il ragazzo è stato dilaniato da 20 colpi di coltello.
La scena del crimine sembra essere costellata di indizi tra cui un guanto in pelle e numerose tracce di sangue e le indagini della polizia si concentrano subito su Simpson, anche a causa delle passate violenze esercitate sulla ex moglie. L’uomo è tuttavia irreperibile: si scopre che la stessa notte dell’omicidio, appena mezz’ora prima del ritrovamento dei cadaveri, questo si è imbarcato su un aereo per Chicago. Informato al telefono della scomparsa della ex compagna, Simpson si mostra sorpreso, ma non chiede come sia morta Nicole suscitando non poche perplessità negli inquirenti. Tornato a Los Angeles nel pomeriggio, viene interrogato, ma subito rilasciato.
Il giorno dopo, Simpson assume come avvocato Robert Shapiro gettando le fondamenta del dream team preposto alla sua difesa. Non passano che un paio di giorni, infatti, che la polizia trova alcune tracce di sangue di Nicole nell’auto di O. J. e numerose tracce di DNA dello stesso atleta sulla scena del crimine, arrivando a formulare un’accusa di duplice omicidio contro di lui. Quando la polizia informa Shapiro del capo dell’imputazione, questi si trova con Simpson e l’avvocato Robert Kardashian, ma all’arrivo dei primi agenti non c’è traccia di O. J.
L’ex campione si è infatti dato alla fuga con un amico, dando il via ad un lungo inseguimento seguito in diretta da tutta la nazione, finché, stremato, non torna a casa e minaccia infine di togliersi la vita.Sono ore di trattative intensissime che si concludono con l’arresto di Simpson.
L’esito del processo penale che ne consegue pare già scritto a causa dell’altissimo numero di prove raccolte, ma Simpson schiera in campo una squadra di altissimo livello formata da dieci celebri avvocati compresi ovviamente Shapiro e Kardashian, già amico personale di O. J., mentre l’accusa chiama in causa il procuratore Marcia Clark e l’avvocato Christopher Darden. E’ proprio la difesa a intavolare la strategia perfetta: mentre l’accusa si limita a screditare Simpson cercandone di dimostrare il carattere violento, la difesa punta a sfatare la credibilità delle prove e, soprattutto, a convincere che le accuse sono solo frutto di una discriminazione razziale. Simpson è infatti ricco e famoso, ma soprattutto nero e i poliziotti, prevalentemente bianchi, hanno sicuramente cercato di incastrarlo sistemando alcune prove ad hoc.
Il tema del processo è caldissimo e sconfina rapidamente nella vita dei cittadini americani, in particolare degli afroamericani, così tante volte vittime di abusi e violenze da parte della polizia, che si schierano con O.J., reso l’incarnazione delle ingiustizie dal suo stesso team di avvocati.
La prova che pare inchiodare O. J. consiste nel guanto macchiato di sangue ritrovato sulla scena, che però è stato rinvenuto da un agente noto per le sue affermazioni razziste. Quando quest’ultimo viene richiamato al banco dei testimoni, rifiuta di rispondere alle domande che gli vengono poste, tra cui quella se avesse piazzato o manomesso delle prove sulla scena del crimine.
E’ allora che entra in campo Darden. Con la speranza di fornire la prova definitiva, l’uomo ignora i suggerimenti della Clark e si convince ad usare il guanto, facendolo provare a Simpson per dimostrarne l’appartenenza. Quello che Darden non ha considerato però, è che il sangue e l’umidità hanno fatto restringere l’indumento che, ovviamente, non entra più nella mano di O. J. .
Le fibre ristrette del tessuto non sono il solo elemento a sfavore perchè l’ex atleta ha, all’insaputa di Darden, smesso di assumere i farmaci contro l’artrite, facendosi gonfiare tremendamente le nocche.Il test così fallimentare fa quindi decadere completamente la prova cardine dell’accusa. Forti dell’insuccesso della parte avversaria, la difesa rincara la dose sostenendo che nemmeno il sangue e il dna ritrovati sotto le unghie delle vittime possono considerarsi validi, poiché analizzati con una procedura imperfetta e di conseguenza suscettibili a manipolazioni.
Il 3 ottobre 1995 infine, dopo un processo divenuto celebre come “Il processo del secolo”, la giuria emette un verdetto in nemmeno 24 ore, dichiarando O. J. Simpson innocente. Simpson è di nuovo libero, ma le famiglie delle vittime non si danno pace e lo citano nuovamente in un processo civile.In questo nuovo tipo di processo, una dichiarazione di colpevolezza non gli varrebbe il carcere, ma solo un nutrito risarcimento alle famiglie delle vittime.Per la prima volta, O.J. viene chiamato a testimoniare, contraddicendosi più volte fino a ritrovarsi con le spalle al muro. Questa volta la sentenza è parecchio diversa: si parla di colpevolezza, ma, come già detto, Simpson non deve fare altro che pagare qualche milione per mantenere la sua libertà.
Ormai sul lastrico, il 13 settembre 2007 Simpson, pistola alla mano, si riduce a tentare un furto ai danni di due collezionisti.Questa volta viene davvero condannato. Dei 33 anni di prigione ne sconta solo 10, per poi tornare, ancora una volta in libertà.