Delle foto scattate male. A un primo impatto è questo che si pensa di queste foto, ma in realtà queste sono una delle testimonianze più importanti sulla follia nazista.
Agosto 1944. Ad Auschwitz, nascosto nel Crematorio V un membro del Sonderkommando riesce a scattare le prime prove frammentarie di quanto succedeva nei campi di sterminio. Sono scatti rubati, frenetici, opera di un’azione incredibilmente pericolosa e coraggiosa. I membri del Sonderkommando erano deportati selezionati e ‘assoldati’ per collaborare con le SS nel processo di sterminio voluto da Hitler e il loro ruolo all’interno dei campi doveva rimanere segreto.
In cambio del loro lavoro atroce, questi detenuti avevano alcuni privilegi come cibo migliore, abiti alcune libertà. Tutte cose che venivano però “ripagate” con un ricambio costante del personale che veniva sterminato sistematicamente dopo alcuni mesi per impedire che le informazioni apprese trapelassero. Nonostante il divieto di aiutare, di rivelare la propria identità, e di vivere a contatto con gli altri deportati, l’urgenza di testimoniare e di documentare ciò che stava accadendo fu più forte della paura di morire. Uno dei membri, rimasto anonimo, in gran segreto riuscì a far arrivare dall’esterno del campo una macchina fotografica, nella quale probabilmente restava solo un pezzo di pellicola utilizzabile.
Dopo essersi nascosto nella camera a gas appena svuotata, realizzò le prime due immagini delle quattro scattate, che ritraggono gli altri membri del gruppo intenti a svolgere uno dei loro compiti quotidiani ovvero cremare I corpi appena usciti dalle camere a gas in fosse comuni all’aria aperta. La terza immagine, anche se poco chiara, riprende delle donne svestite che sembrano incamminarsi ignare verso le camere a gas.
L’ultima foto,è praticamente astratta ma si scorgono le cime delle alte betulle con le quali veniva circondato tutto il campo per nascondere ciò che avveniva all’interno. In seguito questa pellicola fu estratta e portata via da Auschwitz in un tubetto di dentifricio da Helena Dantòn, impiegata alla mensa delle SS e arriverà il 4 settembre 1944 alla resistenza polacca di Cracovia accompagnata da una nota scritta. Nonostante l’orrore, nonostante l’alienazione, nonostante il tentativo da parte dei nazisti di eliminare sia fisicamente che mentalmente persone innocenti, l’esigenza di raccontare, di non dimenticare e la voglia di sopravvivere, ci hanno permesso, attraverso anche queste prime quattro immagini, di sapere cosa succedeva realmente nel ’44 in un campo di concentramento.