11 agosto 1953, Mantova.
Muore Tazio Nuvolari, asso delle due e quattro ruote degli anni 20-30-40.
Chi non ha mai sentito parlare di Tazio Nuvolari? Il Mantovano volante era ed è tuttora uno degli sportivi italiani più conosciuti dentro e fuori i confini nazionali. Le sue gesta in trent’anni di carriera motoristica l’hanno reso un personaggio leggendario ed il suo ricordo, nonostante siano passati più di 60 anni, è vivo più che mai.
Tazio (detto Nivola) nasce a Castel D’Ario (Mantova) il 16 novembre 1892 da una famiglia agiata. Respira attività agonistica fin da bambino: ad otto anni ha la sua prima bicicletta, a tredici sale per la prima volta sulla moto dello zio, a venti compra e pilota un aereo. Od almeno tenta di pilotarlo. Non riuscendo a farlo decollare a causa del motore poco potente decide inconsciamente di lanciare il velivolo dal tetto di una casa. Risultato: aereo distrutto ed una spalla rotta per Tazio.
Scoppia la guerra ed il giovane mantovano viene chiamato alle armi con il compito di autista di autolettiga. Un giorno un Ufficiale, bloccato da un guasto alla macchina, chiede un passaggio all’autiere Nuvolari. Su un tratto montuoso lo sterzo dell’autolettiga si rompe ed i due si ritrovano miracolosamente fermi sull’orlo di un burrone. L’Ufficiale dà la colpa allo stesso Tazio con delle parole non certo profetiche: “Dovreste fare il portaferiti a piedi; l’automobile non è pane per voi!”
Terminato il conflitto Nivola dà il via alla sua carriera da pilota (1920) inizialmente dividendosi tra moto ed auto per poi concedersi totalmente alle quattro ruote. Nel 1925 si pone l’obiettivo di vincere il Gran Premio Motociclistico delle Nazioni a Monza con la Bianchi ma una settimana prima della gara durante un test con l’Alfa Romeo, sempre a Monza, si ribalta e finisce in un fosso. Ha qualche costola incrinata e delle lacerazioni da fil di ferro. Decide lo stesso di partecipare al Gran Premio delle Nazioni correndo tutto fasciato e con un soffice cuscino sullo stomaco (“Sono così imbottito che se dovessi cadere rimbalzerei come una palla di gomma”). Incredibilmente riesce a trionfare sotto una pioggia torrenziale.
Con il passare degli anni Nivola si concede sempre di più alle corse in automobile e nel 1930 entra a far parte della squadra Alfa Romeo gestita dall’amico Enzo Ferrari. Tazio ottiene i primi gloriosi successi e la sua fama si accresce sempre di più. Specie dopo la Mille Miglia di quell’anno dove il Mantovano Volante, con la vittoria ormai in tasca (essendo una gara a tempo e quindi conscio del vantaggio sul secondo in classifica), raggiunge il rivale Achille Varzi (partito prima di lui) all’altezza di Vicenza in piena notte, spegne i fari facendo intendere a Varzi di avere un guasto per passare quindi immediatamente quest’ultimo che aveva rallentato essendo caduto nel tranello.
D’Annunzio stravede per il pilota mantovano e nel 1932 lo accoglie al Vittoriale regalandogli una spilla a forma di tartaruga con dedica: “Al pilota più veloce l’animale più lento”. Tazio entra poi definitivamente nella storia vincendo il Gran Premio di Germania 1935 sul circuito del Nurburgring battendo le formidabili Mercedes e le Auto Union. Nessuno alla vigilia punta su di lui, tutti si aspettano un trionfo delle vetture tedesche. Ma dopo una gara entusiasmante è la sua Alfa a tagliare per prima il traguardo. I gerarchi nazisti schiumano rabbia mentre Nivola festeggia sul podio con una corona d’alloro troppo grossa per lui (era alto 1,65 m) essendo stata pensata e relizzata per le fattezze di un comune pilota tedesco.
Dopo il secondo conflitto bellico, Tazio ha superato abbondantemente la cinquantina e continua a correre nonostante il problema ai polmoni e la morte di entrambi i figli per malattia (Alberto e Giorgio). Per la Mille Miglia del 1948 Enzo Ferrari, divenuto ormai costruttore autonomo, gli concede di partecipare con una sua vettura. Nivola guida con il coltello tra i denti. La macchina accusa lo sforzo perdendo nell’ordine il cofano, un parafango, il sediolo del copilota. A metà gara ha un vantaggio di mezz’ora sul secondo e la vettura ridotta ad uno scheletro. L’Italia intera si ferma per seguire l’ennesima impresa del Mantovano volante. Purtroppo, a Reggio Emilia, la gara di questo termina per la rottura della balestra. Enzo Ferrari lo raggiunge: -“coraggio Tazio, sarà per un’altra volta”
-“Ferrari, giornate come queste alla nostra età non tornano”.
Tazio Nuvolari muore nel 1953 all’età di 61 anni per un ictus dopo 353 gare tra moto ed auto e 105 vittorie complessive. Sulla sua tomba è incisa una frase: “Correrai più veloce per le vie del cielo”
Grazie ad Alessandro Di Nardo