Giochi Olimpici 1968, Città del Messico.
Lo statunitense Dick Fosbury ottiene l’oro nel salto in alto con il suo innovativo salto che porta il suo nome: Fosbury Flop. Lo statunitense rivoluziona la disciplina del salto in alto mostrando al mondo una valida alternativa al comune “salto ventrale”.
Nato a Portland nel 1947, Dick cominciò a praticare il salto in alto a scuola. Iniziò a saltare con lo “straddle”, cioè il valicamento ventrale, ma la sua prestazione migliore era di un metro e 63 cm mentre i suoi coetanei ottenevano misure come 1 metro e 78.
Dick era con il morale sotto i tacchi. Non vedeva un futuro per sé in questa disciplina.
Nel 1963, durante un meeting statale di atletica, decise di trovare una tecnica per migliorare il suo record personale. Al momento di un salto improvvisó: alzò i fianchi, le spalle ruotarono all’indietro e riuscì a migliorare la propria prestazione. Perfezionó il proprio salto ed al termine del meeting ottenne un importante 1.78. Due anni dopo (1965) superò abbondantemente due metri. I suoi allenatori sconsigliavano apertamente la nuova tecnica ma i risultati si vedevano.
Riuscì a qualificarsi senza difficoltà ai Giochi Olimpici 1968 a Città del Messico.
Dick stravinse nella finale contro atleti che, ovviamente, usavano il salto ventrale. Bottino: Medaglia d’oro e record Olimpico.
Fosbury, tornato negli Usa, ricevette il giusto tributo ed appagato da ciò decise di chiuderla con il salto in alto dedicandosi alla carriera di ingegnere civile.
Intanto il suo salto, ribattezzato Fosbury Flop, cominció ad essere impiegato da un numero crescente di saltatori decretando la fine dello “straddle” (salto ventrale). Agli inizi, però, ci fu un ingiustificato ostracismo. Alcune scuole chiesero il divieto di adottare lo stile di Fosbury per evitare fratture al collo e lesioni alla schiena.
Alessandro Di Nardo