Ribattezzato Killer Clown, a causa del costume che era solito indossare per intrattenere i bambini durante le feste, è indubbio che la figura di John Wayne Gacy abbia contribuito a creare la figura del pagliaccio diabolico nell’immaginario collettivo, tanto che Stephen King pare si sia ispirato a lui per creare il malvagio Pennywise, personaggio principale del suo capolavoro “It.”
A differenza di altri assassini, si parla di un soggetto estremamente ben inserito nella comunità, dedito oltre al volontariato, alla politica e alla famiglia e che, fino al momento della sua cattura, non desta alcun tipo di sospetto tra chi lo conosce bene, rivelandosi quindi un caso atipico di serial killer.
Bambino caratterizzato da un forte sovrappeso, Gacy cresce con le molestie fisiche e psicologiche del padre alcolizzato che lo disprezza per il suo aspetto e la sua indole docile ed effeminata. A 9 anni viene violentato da un amico di famiglia e a 11 sbatte così violentemente la testa da procurarsi un grave ematoma che gli causerà emicranie e perdite di memoria. Trascorre l’adolescenza bullizzato, ma rivelando presto una mente brillante che, invece di un riconoscimento, gli vale altro disprezzo da parte del padre.
E’ nel 1964 che Gacy inizia la sua vita adulta. Dopo nove mesi di fidanzamento si sposa con la giovane Marlynn Myers, ciò nonostante è proprio in quello stesso anno che ha anche il suo primo rapporto omosessuale. L’esperienza, tuttavia, non sembra compromettere il suo matrimonio anzi, la vita coniugale sembra andare a gonfie vele e la moglie dà alla luce due bambini.
Dopo due anni di matrimonio, il suocero benestante gli propone di diventare manager di tre dei suoi ristoranti e la sua spiccata intelligenza gli permette di mettersi in mostra come imprenditore dotato di grande capacità manageriale. Parallelamente, però, emerge la sua omosessualità latente e il desiderio di rapporti con altri ragazzi lo spinge a iniziare a molestare i suoi dipendenti di sesso maschile, salvo poi fingere di scherzare quando le sue avances si rivelano non gradite.
La carriera criminale di Gacy inizia nel 1967 con la prima aggressione a scopo sessuale ai danni di un quindicenne, figlio di un amico. Svariati ragazzini vengono molestati nei mesi seguenti finché Gacy non viene arrestato e condannato in seguito alla denuncia della sua prima vittima. Vittima che Gacy cerca di mettere a tacere con la violenza, ma che invece si ribella denunciando anche questo seconda aggressione e aggravando così le accuse a suo carico. Al processo, viene condannato a dieci anni di carcere per sodomia su un minorenne e lo stesso giorno della sentenza, la moglie chiede il divorzio rendendolo di conseguenza disoccupato.
Grazie alla sua condotta ineccepibile sconta appena 18 mesi di galera e nel 1970 torna in libertà. Privato di moglie, lavoro e figli, decide di trasferirsi a Chicago dove ha la possibilità di iniziare una nuova vita avviando un’impresa edile e convolando a seconde nozze.
Sono anni relativamente tranquilli durante i quali si fa conoscere dai vicini come un rispettabile abitante del quartiere, disponibile per la comunità e sempre pronto ad indossare i panni di Pogo il Clown per intrattenere i bambini alle festicciole. Qualche volta viene segnalato alle forze dell’ordine per molestie sessuali, ma spesso e volentieri Gacy riesce a comprare il silenzio delle sue vittime con sostanziose somme di denaro, e le denunce vengono ogni volta ritirate.
Il 2 gennaio 1972, compie il suo primo omicidio: dopo aver portato a casa sua un ragazzo di strada e aver passato la notte insieme, Gacy si sveglia di soprassalto sorprendendolo sulla porta della camera, armato di un coltello. A questo punto scatta una colluttazione, che si conclude con la morte del giovane. Dopo essersi spostato in cucina, Gacy capisce che in realtà il quindicenne stava solo preparando la colazione, ma ormai è tardi e non gli rimane che nascondere il cadavere, seppellendolo in cantina. Nel corso di un’intervista dopo l’arresto, l’uomo dichiarerà di essersi sentito “totalmente prosciugato” da quell’omicidio, riferendo di aver avuto un orgasmo completo mentre uccideva il giovane e di aver realizzato in seguito che ”la morte era l’emozione più grande”.
Confessa, quindi, alla moglie la sua bisessualità e le rivela l’intenzione di non avere più rapporti sessuali con lei, costringendola al divorzio. E’ il 1975 e Gacy ha una mente brillante per stilare un metodo collaudato e, finalmente, una casa a suo esclusivo utilizzo per compiere tutti i delitti che vuole.
Da questo momento in poi, uccide e violenta circa trentatré giovani, spesso dipendenti della sua stessa azienda edile e sempre di età compresa tra i 14 e i 23 anni. Il modus operandi è sempre il solito: attira i giovani in casa o su di un’auto con svariate promesse, li intontisce con alcool o con cloroformio, li ammanetta, li violenta, li uccide e, infine, ne occulta i corpi, solitamente seppellendoli in giardino o nascondendoli in cantina. Tra una vittima e l’altra, sono in molti tra parenti ed amici dei ragazzi scomparsi che sospettano di Gacy e cercano di farlo interrogare. La polizia effettivamente lo ferma in almeno tre casi, ma l’uomo riesce sempre a convincere gli agenti con le sue dichiarazioni e le indagini su di lui non hanno seguito.
Solo il 12 ottobre 1978, in seguito alla scomparsa dell’ultima vittima, la polizia si reca infine a casa di Gacy per una perquisizione. I poliziotti non possono ignorare l’odore nauseabondo dei corpi in decomposizione nel giardino di casa e continuano a cercare fino ad arrivare in cantina. La scena è raccapricciante, vengono riesumati in tutto circa 27 cadaveri. Alla notizia del suo arresto, la comunità cittadina rimane sbigottita ed incredula: Gacy è infatti conosciuto da tutti come un uomo generoso, un grande lavoratore, amichevole e devoto padre di famiglia e nessuno ha mai nutrito il benché minimo sospetto su di lui o sulla sua attività.
Una volta catturato e identificato come serial killer, cerca di invocare l’infermità mentale come linea difensiva, sostenendo che i delitti fossero opera di Jack, il suo “alter ego malvagio”, ma gli viene invece riconosciuta una grandissima intelligenza e per questo, condannato a morte.
Viene incarcerato per 14 anni, durante i quali tenta più volte di far commutare la condanna in carcere a vita, ma senza successo.
In prigione dipinge numerosi quadri, i soggetti sono per lo più clown, che saranno venduti e studiati dagli specialisti, mentre l’eco delle sue gesta contribuisce alla nascita del clown assassino.
Poco dopo la mezzanotte del 10 maggio 1994, un’iniezione letale pone fine alla vita di John Wayne Gacy. Le sue ultime parole sono un laconico “Kiss my ass”, “Baciatemi il culo”.