Una foto scoperta recentemente potrebbe riaprire uno dei più noti misteri della storia delle esplorazioni del Novecento dato ormai per irrisolvibile. Allora ecco la FASCIA DARK di stasera. Non è su omicidi, stupri e rapimenti, non fa paura, ma si concentra su una delle più famose sparizioni di sempre: la misteriosa scomparsa di Amelia Earhart, la pioniera dell’aviazione che affascinò gli anni 30.
Amelia è un’aviatrice, ma non un’aviatrice qualunque (che poi, qualunque! Siamo negli anni 30, è sicuramente tutto fuori che comune) bensì una delle migliori. Stabilisce record su record ed è la prima donna ad attraversare gli Stati Uniti senza scalo, l’Atlantico e il Pacifico.
Il 1 giugno 1937 Amelia parte per il suo secondo tentativo di circumnavigare il globo diventando così la prima donna a farlo; un nuovo record si prospetta per la grande aviatrice. Compie diverse fermate in Sud America, in Africa, nel subcontinente indiano e nell’Asia sudorientale, arrivando fino in Nuova Guinea, il 29 giugno 1937. A questo punto hanno percorso 35.000 km e ne rimangono 11.000 km di volo sopra il Pacifico.
Il 2 luglio Amelia decolla per raggiungere la nuova tappa del viaggio, l’Isola di Howland, un piccolo atollo praticamente nel mezzo dell’oceano Pacifico. Non ci arriverà mai.
Le indicazioni via radio non sono chiare, forse per incomprensioni o forse per problemi tecnici, e Amelia non riesce a individuare l’atollo e ad atterrare. Le sue ultime comunicazioni diventeranno le sue ultime parole: «Dovremmo essere sopra di voi, ma non riusciamo a vedervi — ma il carburante si sta esaurendo. Non siamo riusciti a raggiungervi via radio. Stiamo volando a 1.000 piedi» Amelia scompare nel nulla senza dare più tracce. La scomparsa della donna suscita grande emozione, non soltanto in America; è diventata un simbolo, quello della donna emancipata, libera, capace di riuscire in imprese ritenute fuori dalla portata del mondo femminile.
Le ricerche nei giorni seguenti non portano a nessun risultato. Vengono usate enormi risorse per l’epoca, ma è tutto inutile.
La tecnologia rudimentale del tempo non permette di rintracciare in nessun modo l’aereo di Amelia che non verrà mai ritrovato oltre al fatto che non si riescono a ritrovare prove di un reale schianto. Amelia è semplicemente scomparsa nel nulla senza lasciare alcuna traccia di ciò che le potrebbe essere accaduto.
Proprio grazie a questo mistero intorno all’incidente iniziano a circolare le più svariate voci; di ipotesi ne vengono fatte moltissime, ma tutte in difetto di riscontri oggettivi. Alcuni storici ad esempio sostengnono che lei e il copilota abbiano passato i loro ultimi giorni su Nikumaroro, un’isola deserta del Pacifico, per via di alcuni segnali radio inviati dall’isola in quel periodo e alcune vecchie foto che potrebbero mostrare parti dell’aereo. Altri sostengono che sono stati catturati dai giapponesi per poi morire in prigione accusati di essere spie. Tutte teorie, ma questa fotografia potrebbe riaprire il dibattito su questo grande mistero.
La didascalia della foto dice che fu scattata nell’atollo di Jaluit, al tempo sotto il controllo del Giappone e ritrae una coppia che sembra occidentale. Persino un esperto di riconoscimento facciale conferma che la coppia ha molte corrispondenze con Amelia e il copilota.
Ovviamente è molto difficile riconoscere qualcuno in questa foto ingiallita dal tempo, ma questa stessa immagine ha risvegliato la curiosità intorno alla fine di questa pioniera dell’aviazione scomparsa nel nulla.