Il Mostro di Rostov, Cittadino X, Lo squartatore rosso oppure Il Macellaio di Rostov.
Sono tutti i soprannomi dati ad Andrej Romanovič Čikatilo, serial killer russo accusato dell’omicidio di 53 persone (donne, bambini e adolescenti di ambo i sessi) fra il 1978 ed il 1990.
Grazie alla sua professione di insegnante, nei primi anni ’70 Čikatilo può sfogare la sua frustrazione sessuale sui ragazzi anche se non viene mai accusato di pedofilia in quanto gli istituti in cui lavora preferiscono licenziarlo invece di sporgere denuncia rovinando la reputazione della scuola.
Ma molestare i ragazzi presto non lo soddisfa più e nel 1978 inizia la sua striscia di atroci omicidi.
Le vittime sono quasi tutte giovanissime, perlopiù bambini e adolescenti, e la dinamica è sempre la stessa: li abborda con qualche promessa di regali e li invita a seguirlo in luoghi appartati per poi stuprarli, seviziarli, mutilarli e ucciderli a coltellate o strangolati. Nessuno può fermarlo anche perchè fa parte del 20% della popolazione il cui tipo di sangue differisce se analizzato in un campione ematico ed in un campione di liquido seminale e per questo non corrisponde mai con il profilo dell’assassino.
Col passare del tempo e soprattutto dei morti, affina la sua tecnica abbastanza da permettergli di mantenere in vita più a lungo le prede per soddisfare le proprie voglie: con il coltello provoca ferite superficiali per vederle lottare e piangere e poi mutila gli organi genitali delle vittime finendo anche col cibarsene. Come tocco finale, ferisce gli occhi delle vittime perchè convinto che le pupille mantenessero, come in una foto, il volto dell’assassino dopo la morte.
Il 19 novembre 1990 a Novocherassk è il giorno del suo arresto. Confesserà 53 delitti, così ripartiti: 21 bambini, 14 bambine e 18 giovani donne.
Il 14 febbraio 1994 viene ucciso con un colpo di pistola dopo essere stato condannato a morte per ognuno degli omicidi commessi.